In via Donato Somma, a pochi passi dalla scalinata di via dei Tre ai piedi di Sant’Ilario, sorge – da lungo tempo – una fila composta di tre antichi lavatoi.
I troeggi, così sono chiamati in dialetto genovese. In passato utilizzati per lavare i panni dalle massaie di inizio secolo scorso, oggi – tristemente abbandonati a un destino ingrato – sono ricettacolo per colonie di topi.
Assi di legno, bancali e erba alta. Terra. Fango. Ancora bottiglie di plastica, vetro ed escrementi di animali. “Sarebbero un patrimonio da preservare, patrimonio della nostra cultura popolare – lamenta Miriam Nolli, residente della zona – eppure vivono in una condizione pietosa”.
Non sono molti altri, i troeggi, in tutta Nervi. Altri si trovano a Capolungo, nella creuza che dal casello porta al mare. Questi ultimi, tenuti in maniera pulita e ordinata, sono spesso oggetto di foto da parte dei turisti e dei curiosi che raggiungono la spiaggetta di Capolungo.