Si chiama Alessandro Ramò, ha 38 anni, nella vita fa il giardiniere ed nerviese al 100%. Da pochi giorni, dettaglio non da trascurare, è appena tornato da una delle maratone più faticose e impegnative al mondo. La Marathon des Sables.
“Si tratta della seconda esperienza – spiega il corridore – dopo quella del 2017”. La MDS è una gara di corsa lunga 240km è suddivisa in 5 tappe, “la più lunga – ci racconta Ramò – è la quarta corsa (quest’anno 76,6km, ndr), in semi-autosufficienza, ossia ci viene fornita solamente l’acqua, e si dorme per terra sotto un telo tenda di lana nera. Ciò comporta dover correre la gara con uno zaino contenente tutto il cibo per 7 giorni, il sacco a pelo, il materiale obbligatorio e ciò che è necessario per sopravvivere una settimana nel deserto. Lo zaino può pesare un minimo di 6,5kg alla partenza e il regolamento è molto severo, ovviamente si cerca di avere uno zaino più leggero possibile per correre meglio, ma ciò comporta privarsi di prezioso cibo. Il mio pesava 7,5kg e fra i mille escamotage per togliere peso, ho addirittura segato mezzo manico del cucchiaio per mangiare. Non avevo alcun ricambio per un’intera settimana. La gara è molto dura, particolarmente sulle dune, dove i piedi affondano rendendo la corsa estremamente faticosa, il tutto aggravato da un caldo torrido (nelle ore centrali abbiamo toccato i 47gradi… 2 anni fa’ addirittura i 54). Le principali problematiche fisiche per gli oltre 800 concorrenti di quest’ anno sono le vesciche nei piedi, da film horror, le abrasioni dello zaino, la disidratazione (ho visto gente svenire, soccorsa dall’ organizzazione con flebo, o addirittura portata via in elicottero), i colpi di calore”.
Alessandro Ramò ricorda la prima esperienza: “Due anni fa mi ha permesso di fare una gara meravigliosa, ben oltre le aspettative. Sono riuscito a correrla per intero, tutte le 5 tappe, senza infortuni (a parte un paio di unghie che stanno per salutarmi), senza crisi glicemiche, e senza disidratazioni, terminando in 74esima posizione. Ciò mi ha permesso di ammirare la bellezza di un’Africa meravigliosamente selvaggia, che pur nella sua torrida e spaventosa durezza, mi ha regalato paesaggi mozzafiato. Un ottimo clima nel team italiano composto da circa 25 corridori. Una gioia immensa arrivare al traguardo. Le cose che mi Sono mancate di più, ovviamente la mia bimba di un anno e mezzo e la mia ragazza Sara…tuttavia lo ammetto: nei momenti peggiori ho sognato il gelato di Chicco.